Natura Riposata

Giovedì 19 maggio, alle ore 17:00, presso il Tepidarium dell’orto botanico di Palermo (via Lincoln, 2), si inaugura la personale dell’artista trapanese Loredana Grasso.
L’esposizione, organizzata nell’ambito della V edizione della Settimana delle Culture e in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei Siciliani è a cura di Maria Luisa Montaperto, con testo critico di Maria Giovanna Virga.
Alle ore 18:30, all’esterno del Tepidarium dell’orto botanico avrà luogo la performance sonora di Angelo Sicurella e Donato Di Trapani.

Resta fruibile fino al 29 maggio la personale dell’artista Loredana Grasso allestita presso il Tepidarium dell’orto botanico di Palermo. Sarà aperta tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00 e su prenotazione al numero 091 6118168.

“Sono molti gli artisti che per anni hanno impresso, in modo più o meno consapevole all’interno delle loro opere, ciò che caratterizzava i loro luoghi di lavoro, come l’utilizzo di determinati colori, che rispondevano a un tipo particolare di luce, oppure le dimensioni delle pareti, che determinavano il formato delle tele.
Il nuovo ciclo di opere Natura Riposata di Loredana Grasso, pur essendo la prosecuzione delle ricerche visive già sviluppate con le opere pittoriche Place of a Memory (nate dalla fascinazione per il paesaggio e gli elementi naturali), riescono con delicatezza ed efficacia a calarci nell’ambiente domestico in cui esse sono state create e concepite: uno studio intimo e avvolgente, in cui la dimensione temporale coincide con quella interiore dell’artista. L’immaginario dell’artista trova nel ricamo l’espressione più congeniale a questa nuova condizione temporale e spaziale. Un gesto già codificato e organizzato, che però si svincola dalla sua prassi originaria e dalla mera funzione decorativa per diventare espressione di una ricerca visiva e processuale. La mancanza di nozioni tecniche del ricamo, come la conoscenza dei diversi punti e dei metodi di esecuzione, accoglie implicitamente la presenza dell’errore nello sviluppo dell’opera: un accadimento con cui doversi obbligatoriamente confrontare ed interagire. L’artista, infatti, accostandosi al mezzo da autodidatta, crea un metodo personale di creazione dell’immagine, concettualmente vicino a quello pittorico, che nasce senza disegni preparatori sul supporto e lasciando lo spazio della tela come spazio libero per la visualizzazione dell’opera. La trama della tela funge da guida per la mano, mentre il tessuto di cui è fatta, sia per i suoi difetti congeniti che per le sue parti regolari, diventa co-autore invisibile dell’immagine, evidenziando le particolarità del supporto e divenendo esso stesso materia sensibile alla luce e alla definizione spaziale dell’opera.
L’atto del ricamare, di per sé automatico e regolare, diventa così uno strumento di pensiero e di momentaneo distacco dall’azione stessa, che schematizza e regolamenta, e per il quale l’errore diventa una “perturbazione” nella continuità del gesto. Tali fenomeni, “inadeguati” se posti a confronto con la realtà, possono apparire privi di un significato particolare perché non intenzionali, eppure essi trovano una corrispondenza all’interno dell’inconscio. È pressoché impossibile considerare ogni processo vitale e creativo senza la presenza dell’errore: assumerlo come punto cruciale per lo sviluppo di un’opera riporta in mente alcune teorie di Freud, contenute nell’opera del 1901 Psicopatlogia della vita quotidiana, sulla necessità di decodificare ciò che di noi stessi stiamo esprimendo attraverso gli errori che commettiamo. Definiti come “atti mancati”, Freud ci ricorda l’impossibilità di preservare l’immagine della realtà esterna, come essa viene percepita, senza le deformazioni che inconsciamente apporta l’individualità psichica di colui che la percepisce. All’interno delle opere di Loredana Grasso l’errore viene così accolto nel processo di creazione, in quanto interruzione di un flusso di pensieri, espressione di una fase di apprendimento della tecnica e punto di partenza per la risoluzione di problematiche compositive ed espressive. Superare questo impasse per l’artista significa aver risolto un problema processuale che l’ha portata a definire un personale metodo creativo per la realizzazione dell’opera attraverso un momento di coscienza e riflessione.
I fili, come pensieri inconsci, s’intrecciano per creare dei paesaggi intimi e personali di cui non si poteva conoscere l’esistenza se non relazionandosi con il mezzo stesso. Ogni nodo e passaggio cromatico trova radici nella realtà, da cui se ne discosta, però, grazie ad un processo di astrazione e trasfigurazione.
Gli elementi naturali e paesaggistici, soggetti delle opere pittoriche precedenti al ciclo Natura Riposata, diventano immagini amorfe dalle forti connotazioni oniriche e simboliche, la cui collocazione nello spazio dell’opera evocano uno stato di quiete. La disposizione longitudinale di alcuni soggetti richiama infatti uno stato di calmo riposo, in cui la materia si abbandona ad uno stato di sospensione, quasi come fossero isole e paesaggi sospesi, in cui ogni microcosmo viene definito per variazioni minime di tonalità e direzione del segno ricamato. Ogni filo diventa una guida attraverso cui guardare e percepire l’andamento di ogni elemento che lo compone. Quando le forme, invece, si avvinghiano su sé stesse rievocano uno stato di lieve mutazione, in cui si avverte che qualcosa sta crescendo in osmosi con l’ambiente che le circonda e le accoglie.
Le opere di Loredana Grasso, presentate all’interno dell’Orto Botanico, è come se tornassero al loro contesto originario. Oltre ad essere poste idealmente in dialogo con le immagini di partenza desunte dalla realtà naturale, evidenziano un’affinità tra il contesto intimo domestico e quello naturale, dei quali la sensibilità dell’artista diventa elemento di tramite e correlazione.” (Maria Giovanna Virga)

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1 Response

  1. 17 febbraio 2022

    1toshiba