Caravaggio50 – “Next – Le altre Natività”

NEXT – gli artisti rileggono la Natività
16 ottobre > 8 dicembre | Oratorio di San Lorenzo | PALERMO

Non metabolizzare il lutto. E l’unico modo per farlo, è quello di “rileggere” la Natività scomparsa del Caravaggio – rubata 50 anni fa dall’Oratorio di san Lorenzo, a Palermo -, tramite il linguaggio contemporaneo. Si muove tra omaggio e presa di coscienza, il progetto degli Amici dei Musei Siciliani, partito nel 2010: ogni anno è stato invitato (o sfidato) un artista ad elaborare una nuova, originale versione della “Natività”, a colloquio con lo spazio vuoto. E’ nata così NEXT, rete di opere che si vanno aggiungendo le une alle altre, secondo il linguaggio proprio ad ogni artista coinvolto. Ogni Natività salda conti con l’”assenza” ma nello stesso tempo, è una pagina di storia dell’arte. Ogni installazione viene inaugurata la notte di Natale e resta esposta fino al 17 ottobre (data ipotetica del furto) dell’anno successivo.

Per Caravaggio50, mercoledì 16 ottobre alle 18,30, nelle stanze che cinquant’anni fa erano abitate dalle sorelle Gelfo – le due custodi dell’Oratorio, che scoprirono il furto della tela del Caravaggio – sarà allestita la mostra “NEXT – le altre Natività” che raccoglie otto delle nove Natività finora realizzate – firmate da Laboratorio Saccardi, Francesco De Grandi, Adalberto Abbate, Fulvio Di Piazza, Igor Scalisi Palminteri, Daniele Franzela, Alessandro Bazan, Francesco Simeti, ognuno con il suo linguaggio – e si uniscono come capitoli di un’unica mostra da sfogliare. Manca l’opera di Studio Azzurro (2012/2013) che era un universo informatico in cui immergersi. La mostra sarà visitabile fino all’8 dicembre, visite tutti i giorni dalle 10 alle 18. Ingresso libero.

LE OTTO OPERE DI NEXT – foto
La prima, nel 2010, è stata l’opera firmata da Laboratorio Saccardi – formato in quel periodo da Marco Leone Barone, Giuseppe Borgia, Vincenzo Profeta, Tothi Folisi – che rispecchia il registro fortemente provocatorio e dissacratorio del collettivo; ha invece calato la sua Natività in un contesto primordiale, quasi vergine, Francesco De Grandi (2011) mentre Adalberto Abbate (2013) gioca con il termine Nativitas, indagandone le diverse accezioni, interpretazioni e linguaggi. Nel 2014 Fulvio di Piazza inventa una Natività collocata in un tempo e uno spazio surreali, giocosi, tra nuvole e apparizioni reali e, al contempo, allucinatorie, e l’anno successivo Igor Scalisi Palminteri (2015) fa ruotare la sua tela attorno ad un angelo distrutto, immerso in una memoria che sente la tremenda assenza. Daniele Franzella (2016), pur mantenendo tema e dimensioni della tela di Caravaggio, usa il sostrato a lui più congeniale per un immaginario fiabesco, che si ricollega alla tradizioni presepiale; e sulla stessa scia, ma alla sua maniera, si muove anche Alessandro Bazan (2017) che cala la sua Natività in uno scenario palermitano popolato di personaggi iconici prestati dal Jet set o desunti dal repertorio caravaggesco. Chiude la mostra l’opera di Francesco Simeti (2018) – fino a poche ore prima esposta nell’oratorio – che integra all’interno della composizione, dettagli grafici estratti dal corredo decorativo dell’oratorio. Le sculture lignee settecentesche del trapanese Leonardo Bongiorno, divengono la quinta scenica di un eden primigenio tra creazione e rinascita.

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